fattura non pagata

Fattura non pagata: ecco cosa fare!

Fattura non pagata? Ecco cosa fare!
In questo periodo non facile dal punto di vista economico, può capitare che un professionista o un’azienda non riesca a farsi pagare dai clienti. Ecco quindi come devi comportarti!

Il cliente non ti paga la fattura?

Nel caso in cui un cliente non riesca a pagarti una fattura questo può comportare diverse problematiche.
La 1° è che in base alla normativa italiana, il lavoratore autonomo è tenuto a provvedere al pagamento delle imposte anche se la fattura non viene pagata.

La 2° è che, oltre a generare un problema di liquidità, determina un circolo vizioso con il rischio che a sua volta il soggetto che per primo ha emesso la fattura non abbia i fondi per saldare le fatture dei suoi fornitori. 

Le caratteristiche della fattura

Prima di tutto bisogna capire che cos’è la fattura e i suoi elementi essenziali.
La fattura è un documento fiscale ufficiale emesso da soggetti passivi d’IVA, e deve contenere determinati requisiti:

  • nome della ditta
  • denominazione o ragione sociale
  • residenza o domicilio dei soggetti coinvolti nell’operazione
  • ubicazione della stabile organizzazione in caso di soggetti non residenti
  • partita IVA

Inoltre se il destinatario dei beni e/o servizi erogati è una persona fisica, occorre riportare Nome Cognome e Codice Fiscale della persona fisica.

Bisogna tener conto di tre aspetti fondamentali nel processo di fatturazione:

1- Il contenuto della fattura

Occorre esplicitare la natura, la quantità e la qualità dei bene e/o servizi forniti, oltre ai corrispettivi e ai dati che rappresentano la base imponibile dell’operazione. Inoltre è necessario indicare anche eventuali sconti, premi o abbuoni, l’aliquota applicata e l’ammontare dell’imposta. In caso in cui un’operazione è esente da imposte di ogni genere, occorre specificare anche l’esclusione, riportando la norma che regolamenta l’esenzione.

2- Emissione

La fattura deve essere emessa secondo diverse tempistiche.
Nello specifico, per:

  • beni mobili: alla consegna
  • beni immobili: alla stipula del contratto
  • servizi: al pagamento

3- Pagamento

Se l’acquisto di beni e/o servizi avviene da parte di un soggetto diverso dal consumatore finale, il pagamento della fattura deve essere eseguito

  • entro 30 giorni dalla ricezione del documento fiscale, dalla consegna dei beni o dal termine della prestazione di servizi.
  • 60 giorni dal ricevimento della fatture in caso di trattative con oggetto beni deteriorabili, Se l’acquisto di beni e/o servizi avviene tra imprese e/o professionisti, è consentito l’accordo del pagamento entro periodi superiori ai termini sopra citati.
  • Oltre i 60 giorni, occorre formalizzare la scadenza per iscritto.
  • Fatture insolute

Fattura non pagata: Ecco cosa fare per evitare di avere la fattura insoluta

fattura insoluta

Stabilito i termini di pagamento ora bisogna capire quando una fattura può essere definita insoluta.

La fattura insoluta, che può essere cartacea o elettronica, è una fattura emessa per la prestazione di beni e/o servizi che non è stata pagata dal cliente.

Le fatture insolute cioè non pagate, sono fatture emesse a seguito della vendita di un bene o di un servizio che non sono state pagate, in base a quanto stabilito in un precedente accordo sottoscritto dalle parti. In caso di fatture non pagate, una delle cause più problematiche è sicuramente quando mancano gli accordi scritti.

Possedere quindi un contratto o accordo scritto risulta fondamentale, perché esso contiene tutti i dettagli della prestazione, il compenso e i termini di pagamento. Nel caso di fatture emesse in base ad un accordo verbale, o per fiducia tra le parti, o perché non si conosce la procedura, la sola fattura non prova l’esistenza che ci sia stato effettivamente un accordo tra le parti
Infatti un credito risultante da fatture insolute dev’essere un credito certo, liquido ed esigibile.

Per questo motivo è sempre fondamentale avere un accordo scritto (contratto) oltre che emettere la fattura. Con la sola fattura possiamo ottenere un decreto ingiuntivo, ma in caso di opposizione è il creditore che deve dimostrare l’esistenza di un accordo tra le parti.

Quindi per recuperare il credito di una fattura non pagata, non è sufficiente aver emesso fattura ma è importante l’esistenza di un accordo scritto in forma chiara tra due parti.
Inoltre, è molto importante agire tempestivamente per non arrivare alla prescrizione dei crediti da fatture non pagate.

Il mancato pagamento di una fattura, pertanto, legittima il creditore ad agire per recuperare il proprio credito.
Vediamo come si può agire per ottenere la cifra di cui si ha diritto.

Ecco cosa fare per ottenere il pagamento delle fatture non pagate

1- Fase stragiudiziale – il sollecito di pagamento

Il primo passo, di solito consiste in un contatto informale come una telefonata o l’invio di una email per ricordare al debitore che sono scaduti i termini di pagamento della fattura.

L’email ordinaria, può essere considerata una prova documentale solo se non viene disconosciuta dalla controparte. Ciò significa che, una eventuale contestazione ad essa può essere fatta soltanto se non ci sono prove certe della ricezione, come ad esempio l’invio di una risposta, pertanto si consiglia sempre dell’invio di un sollecito di pagamento tramite PEC o raccomandata con avviso di ricevimento.

Nel sollecito di pagamento bisognerà far riferimento a:

dati identificativi del creditore;
data, numero e importo della fattura non pagata;
• numero delle precedenti lettere di sollecito eventualmente inviate;

Il primo sollecito solitamente è di carattere bonario, simile a una nota informativa.
Se dopo il 1° sollecito il debitore continua ad essere inadempiente è possibile procedere con una comunicazione più formale, ovvero una diffida o una messa in mora.
A tal proposito, ho scritto una guida che parla della lettera per il recupero crediti.

Il 2° sollecito è quindi più incisivo e deve contenere tutti i dati richiesti per il primo sollecito. Bisogna richiamare numero e data del primo sollecito e di eventuali altre comunicazioni, devono anche essere presenti il termine per il saldo e la richiesta degli interessi di mora. Inoltre potrebbe essere utile avvertire il debitore che in caso di mancato pagamento si procederà con le vie legali.

Se anche con il 2° sollecito di pagamento, il debitore continua a non pagare la fattura insoluta, sarà necessario rivolgersi ad un avvocato esperto in recupero credito per instaurare azioni giudiziali per recuperare il proprio credito.
La fase stragiudiziale può essere eseguita sia direttamente dal creditore o dal suo avvocato.

2- Fase giudiziale – il recupero dei crediti

Nel caso in cui la fase stragiudiziale non dovesse andar a buon fine, è possibile ricorrere contro il debitore in tribunale per l’emissione di un decreto ingiuntivo.

La procedura per l’emissione di un decreto ingiuntivo è una procedura più veloce rispetto alla classica causa civile, perché consiste in una richiesta fatta al giudice, il quale emette il decreto solo sulla base dei documenti prodotti senza sentire le parti. Se l’importo richiesto è inferiore ad € 1.100,00 è possibile rivolgersi direttamente al Giudice di Pace, altrimenti è necessario rivolgersi ad un avvocato.

Per ottenere un decreto ingiuntivo su fattura è sufficiente il mancato pagamento di una fattura che, con l’eventuale contratto, verrà depositata telematicamente presso la cancelleria del giudice competente.

Il Giudice, dopo avere analizzato la documentazione, emette un’ingiunzione di pagamento, con la quale obbliga il debitore a pagare entro 40 giorni. L’ingiunzione, ovvero il decreto ingiuntivo, deve essere notificata entro 60 giorni dal momento in cui è stata emessa, per essere valida.

Nel caso in cui il debitore avesse rilasciato per iscritto, anche in modo tacito, un’ammissione del debito, ad es. ha chiesto una dilazione di pagamento per saldare l’importo, il decreto ingiuntivo può essere provvisoriamente esecutivo, in tal caso il debitore dovrà pagare subito, cioè non ha più 40 giorni di tempo per poter saldare il suo debito.

Tuttavia però il debitore, entro 40 giorni dal ricevimento del decreto ingiuntivo, non avendo partecipato alla fase di emissione del provvedimento, può opporsi al provvedimento per chiedere che venga annullato se ritiene che sia infondato o non corretto. In questo caso si apre un vero e proprio processo, durante il quale le parti dovranno dimostrare i propri diritti.

Nel caso in cui il credito non supera 50 mila euro, dopo la prima udienza, il giudice invita le parti a tentare una conciliazione attraverso la mediazione obbligatoria. Se le parti non trovano un accordo la causa procederà in tribunale e sarà il creditore a dover dimostrare il proprio diritto al pagamento, il debitore dovrà invece dimostrare le circostanze che escludono il suo obbligo.

Con l’emissione della sentenza il giudice decide se confermare il decreto ingiuntivo, in tal caso condannerà il debitore al pagamento della somma ingiunta più le spese legali, oppure revocarlo condannando il creditore alle spese di giudizio.

Se il giudice conferma il decreto ingiuntivo, l’avvocato del creditore, tramite pec inviata all’avvocato del debitore, chiede a quest’ultimo il pagamento di quanto dovuto, se il debitore continuerà a non adempie allora l’avvocato procederà con la notifica della sentenza e successivamente con la notifica del precetto.

Se entro 10 giorni dalla notifica del precetto il debitore continuerà a non adempiere al pagamento di quanto dovuto, si procederà con la notifica del pignoramento. La scelta del tipo di pignoramento sarà effettuata sulla base dei beni intestati al debitore.

Nel caso in cui in debitore non si oppone al decreto ingiuntivo, l’avvocato del creditore procederà alla notifica del precetto e successivamente del pignoramento. Nel caso in cui il decreto ingiuntivo è provvisoriamente esecutivo sarà notificato unitamente al precetto e successivamente si procederà con la notifica del pignoramento.

Leggi anche: come recuperare i propri crediti?, società recupero crediti, il decreto ingiuntivo.

I termini di prescrizione del pagamento della fattura

In caso di una fattura insoluta, è molto importante fare attenzione ai termini di prescrizione del recupero crediti perché se tali termini dovessero essere decorsi, il credito non potrebbe essere più riscosso.

L’ articolo 2934 del Codice Civile, stabilisce infatti che un diritto viene prescritto quando il titolare non lo esercita per un periodo di tempo determinato dalla legge; pertanto chi vanta un credito nei confronti di un altro soggetto perde il diritto di chiedere il pagamento se non lo richiede entro un determinato tempo.
L’invio della diffida ha lo scopo, oltre a quello di sollecitare il pagamento di quanto dovuto, di interrompere i termini di prescrizione.

Bisogna tener presente i seguenti termini:

  • 10 anni per i contratti conclusi con aziende
  • 3 anni per i professionisti, quali avvocati, medici, notai, ingegneri, ecc.
  • 5 anni per i pagamenti periodici, ad esempio per le bollette del telefono
  • Inviando una diffida si interrompono quindi i termini di prescrizione, ed il conteggio deve ripartire da capo, cioè il termine inizia a decorrere nuovamente da capo e per un ulteriore periodo di pari durata. Bisogna considerare la data di ricevimento della lettera e non quella di spedizione.

Leggi anche: recupero crediti condominio, recupero crediti per aziende.

Conclusioni

Hai una o più fatture non pagate? Ora sai cosa fare!
Se il cliente non ti paghe le fatture, non aspettare, attiva subito la fase stragiudiziale.
Nel caso in cui questa non dovesse andare a buon fine, puoi contattarmi e ti aiuterò a recuperare il tuo credito.

Avvocato Marialuisa Di Maro